Un orrore il Verona che giustamente ha perso il derby a Vicenza, contro una squadra modesta che dell’umiltà ha fatto però la sua forza in campo. Confusionario, impacciato, incapace di esprimere idee e trovare geometrie. Serve altro? Un gran pasticcio dal quale non si salva nessuno, allenatore compreso che, dispiace dirlo, pare abbia perso un po’ la bussola. La scelta di tenere Bessa in panchina, oggi non ci ha proprio convinto. Dov’è finito l’Hellas che incantava a inizio stagione? Se quello era il dottor Jeckyll, questo non è altro che la controfaccia di Mr Hyde. La squadra ha perso fluidità e continuità d’azione: nervosismo e imprecisione emergono quando gamba e testa vengono meno. A questo punto un dubbio amletico ci assale: qual’è il vero volto della banda Pecchia? La verità, come sempre, sta nel mezzo: semplicemente non è la corazzata dipinta con tanta enfasi a inizio stagione. Il Frosinone cade in casa contro la Salernitana: la classifica si accorcia, ma restiamo tuttavia in testa. Magra consolazione.

LA PARTITA – Derby da testacoda al Menti. L’Hellas per riprendere la marcia interrotta domenica scorsa al 95′ dalla capocciata di Belmonte, il Vicenza per cercare il colpo della svolta e risalire la china. Il miglior attacco del campionato, contro il peggiore, ma, si sa, i numeri nei derby c’entrano poco. Pecchia conferma esperimento di Coppa Italia a Bologna, e schiera Zaccagni basso a destra permettendo a Romulo di giostrare più alto in compagnia di Fossati e Valoti, a sorpresa preferito a Bessa, ultimamente un po’ in debito, che si accomoda in panchina. Bisoli si copre con due mediani e affida al solo Galano le chiavi dell’attacco, confidando nella vena creativa di Bellomo. Giornata di sole; 1800 i tifosi gialloblù che con la curva di casa non si scambiano certo complimenti. Prima della partita la polizia è intervenuta con i lacrimogeni per separare le frange più malintenzionate. Siamo alle solite.

L’Hellas bussa al 7′: servito da Souprayen, Luppi prova un destro a giro che costringe Benussi alla deviazione in tuffo. Sulla respinta Romulo non arriva in tempo per il tap-in vincente. Ritmi alti e pochi spazi: il Verona conduce le operazioni alla ricerca di un varco, con i padroni di casa accorti in copertura e veloci in ripartenza. Deve stare attenta la squadrati Pecchia, perché in contropiede il Vicenza può far male. Dopo un avvio incoraggiante l’Hellas stenta a trovare il filo, e appare piuttosto macchinoso oltre che impreciso nella manovra. Troppi gli errori in fase di uscita: mettere insieme tre passaggi è un’impresa. Per il peggior Verona della stagione, Bessa in panchina pare onestamente un lusso esagerato. Biancorossi più vivaci e frizzanti, ma sterili. Lo spettacolo che se ne ricava non può che essere misero. Dopo 45 minuti di nulla, Nasca manda tutti negli spogliatoi.

Scende la nebbia sul Menti. Il Verona cerca più intraprendenza, ma sono ancora le idee e soprattutto la precisione a fare difetto. La squadra ci mette impegno, ma purtroppo continua a pasticciare nella frenesia di uscire dall’impasse. La visibilità peggiora di minuto in minuto, e dalla curva di casa un Premio Nobel dell’imbecillità ha pure l’dea di lanciare in campo un fumogeno, che costringe Nasca ad interrompe la gara.  Si vede poco o nulla, e visto lo spettacolo offerto suona quasi come una buona notizia. Dopo un quarto d’ora Pecchia prova a dare una scossa e richiama Luppi per Bessa. Al 21′ s’intravede un bel tiro cross di Zaccagni dalla destra, Benussi respinge di pugno, ma sulla ribattuta l’accorrente Romulo spara dal limite in curva. Si spera nella sveglia, ma è solo un’illusione, perché al 23′ Il Vicenza passa in vantaggio con Galano, lesto a raccogliere una corta respinta della difesa gialloblù e infilare Nicolas nell’angolino. Pecchia corre ai ripari, e spedisce in campo Zuculini per un Valoti in confusione. Il Verona si getta in avanti più con la forza della disperazione che altro. Anzi, è il Vicenza ad andare vicino al raddoppio, ma è Nicolas a tenere viva la speranza prima su Bellomo e poi su un colpo di testa di Esposito. Va detto che capirci qualcosa nel muro di nebbia, è pressoché impossibile. Al 36′ Pecchia va al Rischiatutto e si gioca la carta Cappelluzzo al posto dell’impalpabile Siligardi. La mossa non sortisce effetti. Un brutto Verona rimedia una sconfitta pesante e meritata,  che sommata al secondo tempo di domenica scorsa con il Perugia, suona ben più di un campanello d’allarme sulla stato di salute di una squadra in pericolosa fase d’involuzione.

Così Pecchia alla fine: “Abbiamo avuto una buona mezz’ora. Poi abbiamo sofferto un po’. Nel secondo tempo non si è praticamente giocato. loro hanno segnato, noi no. Abbiamo rallentato il nostro cammino: dobbiamo essere più determinati e incisivi. Veniamo puniti oltremodo. Dispiace aver perso questo derby. Adesso bisogna rifarsi subito”.

TABELLINO:

VICENZA-HELLAS VERONA 1-0

Marcatore: 24′ st Galano.

VICENZA (4-2-3-1): Benussi; Pucino, Adejo, Esposito, D’Elia; Urso, Rizzo; Vita (dal 1′ st Orlando), Bellomo, Giacomelli; Galano.
A disposizione: Dani, Bogdan,Zaccardo, Renny, Zivkoc, Cernigoi, Fabinho, H’Maidat.
All.: Bisoli.

HELLAS VERONA (4-3-3): Nicolas; Zaccagni, Bianchetti, Caracciolo, Souprayen; Romulo, Fossati, Valoti (dal 27′ st Zuculini); Luppi (dal 16′ st Bessa), Ganz, Siligardi (dal 36′ st Cappelluzzo).
A disposizione: Coppola, Boldor, Troianiello, Maresca, Fares, Riccardi.
All.: Pecchia.

Arbitro: sig. Nasca di Bari.
Assistenti: sigg. Citro di Battipaglia e De Troia di Termoli.

NOTE. Ammoniti: Fossati, Valoti, Pucino, Bessa.

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Giornalista pubblicista con una particolare attenzione alle vicende dell’Hellas Verona, squadra che segue da bambino, dopo aver collaborato con la redazione sportiva del giornale L’Arena di Verona , è passato al Corriere di Verona. A Marzo 2015 ha pubblicato il suo primo libro, THOENI vs STENMARK. L’ULTIMA PORTA (Edizioni Mare Verticale), dedicato al leggendario slalom parallelo della Valgardena che assegnò la coppa del mondo di sci del 1975. Alla fine dello stesso anno è tornato in libreria con IL CAMERIERE DI WEMBLEY (Edizioni In Contropiede) il romanzo della prima indimenticabile vittoria della nazionale italiana nel tempio del calcio inglese nel 1973.

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