Il Verona cammina, gli altri corrono. Questo in sintesi il secco verdetto emesso dalla  decima giornata di ritorno del campionato di serie B. La Spal vola, il Frosinone le sta in scia, il Verona annaspa. Dopo la delusione per l’occasione sprecata una settimana fa al Bentegodi contro l’Ascoli, a Vercelli la squadra di Pecchia era attesa alla riscossa. Ha invece steccato in pieno esibendo il peggio del proprio repertorio. Problemi già ampiamente noti, ma puntualmente riemersi. Manovra sterile, prevedibile, macchinosa, e del tutto priva di cambi di ritmo; sequenze di un film lento e scontato, all’insegna della noia.  Cosa ancor più grave, in campo abbiamo notato atteggiamenti d’insofferenza  e nervosismo, segno che il gruppo, tanto decantato a più riprese, non è tranquillo. Alcuni giocatori chiave sono a corto di fiato: Fossati e Romulo non sono nemmeno le brutte copie di quelli che ammiravamo solo qualche mese fa.  Anche lo stesso Bessa, l’unico che si sforza a inventare qualcosa, a Vercelli viaggiava  a gomme sgonfie e nervi tesi. Altri sono schierati fuori posizione: Zaccagni in fascia sinistra è stato ad esempio esposto a una brutta figura, che non meritava. Saremo pure all’antica: ma se uno ha nelle corde la cadenza del centrocampista classico perchè metterlo all’ala…? “Se uno l’è un tersìn, el ghà da far el tersìn” ripeteva Osvaldo Bagnoli. 

Tutte cose già viste, che putroppo andiamo a dire da tempo. In settimana si erano spese parole di elogio per la difesa: sabato è stata perforata al primo e unico affondo dei padroni di casa. Ci ha salvati un golletto in pieno recupero di Ganz, peraltro un fantasma per 93 minuti durante i quali abbiamo assistito in angoscia a uno stucchevole palleggio in orizzontale tanto inutile quanto irritante. Quando la squadra ha cercato profondità ha finito per infilarsi in un cul de sac perdendo un innumerevole numero di palloni. Il pareggio raggiunto in extermis, non basta ad arginare le critiche. Il bicchiere è più che mezzo vuoto. Se n’è accorta pure la stampa nazionale: La Gazzetta dello Sport ci è andata giù pesante. Mai aveva assunto posizioni così tranchant sull’operato di Pecchia. Il Verona a inizio stagione era stato dipinto come l’ammazza campionato; che tanta enfasi fosse esagerata lo sapevamo dall’inizio, ma mai avremmo pensato che accadesse l’esatto contrario e cioè che fossero invece gli altri a recitare il ruolo di Sir Francis Drake, e noi quello dell’Invencible Armada.

Domenica al Bentegodi arriva il Pisa di Gattuso, squadra in zona rossa ma che in campo va con la baionetta tra i denti facendo leva sull’animo pugnace del proprio allenatore.  Non ce ne voglia il buon Ringhio, ma ad aggredire con le bave alla bocca il nostro lezioso tiki-taka, sul prato verde vedremo scorrazzare undici cagnacci tenuti da una settimana senza polpette. Questo è ciò che ci attende. Non sappiamo se per l’avvocato Pecchia sia una prova senza appello: alcuni spifferi fanno presagire di sì, il silenzio assordante del presidente Setti e del suo fido braccio destro Toni, pure. Noi ci appelliamo al titolo del primo numero di Tifaverona dello scorso settembre: HELLAS, VIETATO SBAGLIARE. Ci pare quantomai attuale.

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Giornalista pubblicista con una particolare attenzione alle vicende dell’Hellas Verona, squadra che segue da bambino, dopo aver collaborato con la redazione sportiva del giornale L’Arena di Verona , è passato al Corriere di Verona. A Marzo 2015 ha pubblicato il suo primo libro, THOENI vs STENMARK. L’ULTIMA PORTA (Edizioni Mare Verticale), dedicato al leggendario slalom parallelo della Valgardena che assegnò la coppa del mondo di sci del 1975. Alla fine dello stesso anno è tornato in libreria con IL CAMERIERE DI WEMBLEY (Edizioni In Contropiede) il romanzo della prima indimenticabile vittoria della nazionale italiana nel tempio del calcio inglese nel 1973.

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