Daniele Della Fiori, direttore sportivo della Tezenis Verona, è stato ospite ieri sera di «MarioBasket», trasmissione dedicata alla pallacanestro in onda tutti i lunedì dalle 18:40 su Telenuovo: «Bisogna essere consci tutti quanti che la programmazione è alla base dei successi, ma la programmazione non è annuale. La crescita passa anche dall’equilibrio con cui si analizzano vittorie e sconfitte, restando sempre uniti e continuando a credere in tutto quello che si fa ben sapendo che non bisogna più ripetere prestazioni come quella di domenica con Piacenza. Non dimentichiamoci le premesse della stagione. La squadra è giovane, abbiamo in quintetto un diciannovenne come Toté che l’anno scorso giocava poco. Dobbiamo ricordarci di tutte queste cose e non perdere di vista il nostro reale obiettivo. Con Trieste domenica, in ogni caso, dobbiamo portare a casa la vittoria anche se davanti troveremo una squadra con ruoli ben definiti e che in campo mette tanta intensità. Robinson? Dawan domenica ha svolto un lavoro difensivo pazzesco perché ha cancellato Kenny Hasbrouck, una delle guardie migliori del campionato. Piacenza poi l’ha sfidato al tiro e lì doveva essere un po’ più lucido, anche perché in difesa aveva lavorato tantissimo. Il problema è che all’inizio della partita eravamo troppo morbidi, certe gare che giochi di rincorsa a volte le puoi anche riprendere ma capita anche che le perdi come è successo a noi. Puoi rimontare, ma puoi anche prendere subito dopo un controbreak. Frazier leader? Può effettivamente diventare il nostro leader offensivo. Lui odia perdere, ci tiene da matti a vincere anche alle partitelle in allenamento. Lavora sempre come un matto per migliorarsi, per la sconfitta con Piacenza non avrà neanche dormito stanotte. Lui è un adrenalinico, uno capace perciò di grandi prestazioni come quella di domenica. Non sempre però accentrare il gioco è un bene, c’è stato un momento in cui Frazier è uscito e noi ci siamo riavvicinati a Piacenza nel punteggio. Conta poco segnare 30 punti e perdere, bisogna adesso solo lavorare per trovare continuità. L’infortunio di Basile è stata una perdita importante, ad un certo punto Robinson avrebbe avuto bisogno di una mano anche per quel che aveva dovuto fare nell’altra metà campo. La piazza? Verona è una città che vive di grande calcio, in cui il basket è una realtà importante. C’è meno pressione da parte dei tifosi ma la pressione arriva comunque in altro modo, perché comunque Verona agli occhi di molti è destinata sempre e comunque ad essere protagonista e perché i giocatori che arrivano in questo contesto pensano alla stagione come una tappa significativa della loro carriera. Lo sport è emozione, è bello sognare ma ai sogni deve seguire la realtà. A cominciare dalla programmazione fino alla condivisione degli obiettivi».

Riprtiamo di seguito le dichiarazioni di Fabrizio Frates, allenatore della Tezenis Verona, nella sala stampa dell’Agsm Forum domenica dopo la sconfitta (61-74) con l’Assigeco Piacenza nella terza giornata di Serie A2 Citroen: «Complimenti a Piacenza che ha giocato una partita intelligente e matura, meritando la vittoria. Noi invece abbiamo trascorso la settimana a guardarci allo specchio, a chiederci che futuro radioso ci aspetta che potenziale abbiamo. Abbiamo anche dimostrato però di non aver imparato la lezione della prima gara, ripetendo gli errori della prima giornata con Roseto. Poi, ad un certo punto, abbiamo cercato di metterci una pezza, nonostante i falli e l’infortunio a Basile che però si possono anche mettere in preventivo e che non hanno fatto altro che rendere tutto più difficile. Siamo entrati in campo molto poco aggressivi e determinati. E questo è inspiegabile. Eppure abbiamo visto che differenza c’è fra l’entrare in campo con e senza intensità, la differenza fra la partita con Roseto e quella con Bologna. Purtroppo non siamo stati maturi a sufficienza. Dobbiamo ancora crescere molto, finora abbiamo solo mostrato grandi picchi ma senza quell’equilibrio che invece dobbiamo trovare in fretta. Anche con Piacenza si sono verificate di nuovo situazioni tecniche simili, continuiamo ad esempio a fare una fatica pazzesca a marcare il 4 avversario. Anche se questa non è una motivazione sufficiente a spiegare il 16-2 iniziale. Adesso rivedremo a freddo la partita, poi ci ragioneremo sopra. A questo gruppo bisogna chiedere una concentrazione superiore, probabilmente crediamo che giocare in casa dia dei vantaggi ma se fosse così, visto l’equilibrio incredibile, sarebbe un errore clamoroso»

Questo il commento a caldo di Michael Frazier, autore di 28 punti: «Non mi interessa della mia partita, quel che conta è sempre il risultato della squadra. Piacenza ha giocato un grande match in difesa, noi ci siamo riavvicinati nel secondo tempo ma senza riuscire a recuperare del tutto. Adesso testa bassa e lavorare, sotto con la prossima. Io un leader? Non è un leader chi segna 28 punti, il leader è chi continua a spingere i propri compagni a dare di più per raggiungere la vittoria tutti insieme e fare in modo che gli altri facciano le giuste scelte al tiro. La vera Tezenis sono sicuro è assolutamente quella di Bologna di domenica scorsa, non quella che ha perso con Roseto e Piacenza. Se abbiamo giocato contro la Fortitudo una partita tanto intensa e di qualità, in un palazzetto come quello di Bologna e contro una squadra costruita per la promozione, significa che la vera Tezenis è proprio quella di domenica scorsa. Ora dobbiamo lavorare per poterci esprimere con continuità a quel livello di pallacanestro».

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Giornalista pubblicista con una particolare attenzione alle vicende dell’Hellas Verona, squadra che segue da bambino, dopo aver collaborato con la redazione sportiva del giornale L’Arena di Verona , è passato al Corriere di Verona. A Marzo 2015 ha pubblicato il suo primo libro, THOENI vs STENMARK. L’ULTIMA PORTA (Edizioni Mare Verticale), dedicato al leggendario slalom parallelo della Valgardena che assegnò la coppa del mondo di sci del 1975. Alla fine dello stesso anno è tornato in libreria con IL CAMERIERE DI WEMBLEY (Edizioni In Contropiede) il romanzo della prima indimenticabile vittoria della nazionale italiana nel tempio del calcio inglese nel 1973.

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