EURO 2016: LA NOTTE DOPO GLI ESAMI

Il festival del calcio europeo è terminato da poche ore e già percepisco nel battere i tasti una punta di nostalgia per le serate trascorse in compagnia degli amici con pizza e birra tra la mura domestiche, o quelle più colorite di un bar o un’osteria. Il lato sano del calcio è la straordinaria capacità di aggregazione. Questo è ciò che rimane e piace di più. Il campo ha emesso i suoi verdetti; è quindi tempo di scrutini e pagelle. A me il primo campionato d’Europa allargato a 24 squadre è piaciuto. Magari non avrà fatto alzare in piedi gli esteti del bel gioco, ma di certo ci ha regalato storie, emozioni e spunti di grande interesse in abbondanza. Abbiamo ammirato e imparato a conoscere culture di paesi, che in passato non destavano in noi attenzioni tali da farci spingere oltre il naturale confine della curiosità. Ha regnato l’equilibrio: abbiamo assistito a partite in bilico e, salvo rari casi, con il risultato finale sempre in discussione. Non c’è stata una squadra così forte da dominare le altre, come fece la Germania due anni fa ai mondiali in Brasile. Alla fine ha trionfato un outsider, privata nel giorno più importante del suo astro. Passata per il rotto della cuffia attraverso la fase a gironi con la miseria di tre punticini, la truppa dell’ingegner Fernando Santos è via via cresciuta fino a trovare la quadra. Non avrà regalato grande spettacolo, ma è altrettanto vero che ha esibito una solidità che non gli conoscevamo. Se ha alzato la coppa da imbattuta, qualcosa gli si dovrà pur riconoscere. Dal 1992, a intervalli di dodici anni, gli europei riservano sorprese più o meno clamorose: eclatanti furono le vittorie di Danimarca e Grecia nel 1992 e 2004; meno strabiliante, ma sicuramente altrettanto sorprendente, è stato il successo del Portogallo in Francia. Equilibri e sorprese: ragioni per le quali preferisco il campionato europeo al mondiale.
Veniamo ora ai miei personalissimi giudizi, che sarò ben lieto di discutere con voi.

MIGLIOR SQUADRA: FRANCIA. Questa squadra passerà alla storia come una perdente. Nel complesso è stata però la migliore: un buon portiere; una buona difesa che, seppur priva di Varane, in Umtiti ha trovato un nuovo perno; un centrocampo fantastico, dove solo Pogba ha steccato giocando con presunzione a corrente alternata; infine, l’attacco più prolifico impreziosito dal capocannoniere del torneo. Non è bastato per vincere. La sconfitta in finale credo sia da imputarsi più alla testa che ai piedi dei giocatori.

MIGLIOR GIOCATORE: GARETH BALE. Un ira di dio, un giocatore completo, moderno, un trascinatore impressionante per forza e qualità. Vederlo lanciarsi al galoppo è luce per gli occhi. Spettacolo!

MIGLOR ATTACCANTE: ANTOINE GRIEZMANN. Rapido, furbo, e spietato sotto rete. Signore e signori, questo è un bomber.

MIGLIOR DIFENSORE: PEPE. Non un campione di simpatia e sportività. Tuttavia, un baluardo insuperabile al centro della difesa del Portogallo.

MIGLIOR PORTIERE: RUI PATRICIO. Tutti aspettavamo il trio Neuer, Buffon, e Courtois; il portoghese è riuscito a spingersi oltre. Sempre lucido, sicuro, e decisivo.

MIGLIOR CENTROCAMPISTA: AARON RAMSEY. Pensavo a Payet, ma la sua entrata impunita su Ronaldo e l’opaca prestazione in finale mi hanno fatto svoltare sul cervello del Galles. Geometrico e lineare. Giocatore di grande visione e personalità, la cui assenza ha pesato in modo determinante sull’eliminazione della sua squadra in semifinale.

MIGLIOR ALLENATORE: ANTONIO CONTE. Ha fatto miracoli. Con poco ha ottenuto il massimo. La nazionale italiana più debole della storia, è alla fine risultata una delle più amate di sempre.

SQUADRA SORPRESA: ISLANDA. Chi avrebbe mai pensato che gli Icelandsson potessero arrivare a tanto…Se c’è qualcuno che lo ha fatto, per favore si faccia avanti. Sarò felice di stringergli la mano.

MIGLIOR TIFOSERIA: ISLANDA. Non c’è partita. Hanno conquistato tutti. Per un mese ci siamo sentiti tutti degli Icelandsson. Le magliette, prodotte tra l’altro in Italia, sono andate esaurite subito.

PERSONAGGIO: KYRALI. A quarant’anni suonati, il suo pigiamone è troppo cult
LA DELUSIONE: BELGIO. Arrivata in Francia con enorme credito, la squadra di Wilmots ha deluso le attese. Se mai imparerà a sfruttare il talento dei singoli in funzione della squadra, rivedremo in futuro il giudizio.

LA BOCCIATURA: INGHILTERRA. Film già visto. Ennesima uscita a testa bassa col volto paonazzo di vergogna. Una Brexit a 360°. Vedere Rooney vestire i panni che furono di Bobby Charlton, è stata l’unica nota degna d’interesse.

 

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Giornalista pubblicista con una particolare attenzione alle vicende dell’Hellas Verona, squadra che segue da bambino, dopo aver collaborato con la redazione sportiva del giornale L’Arena di Verona , è passato al Corriere di Verona. A Marzo 2015 ha pubblicato il suo primo libro, THOENI vs STENMARK. L’ULTIMA PORTA (Edizioni Mare Verticale), dedicato al leggendario slalom parallelo della Valgardena che assegnò la coppa del mondo di sci del 1975. Alla fine dello stesso anno è tornato in libreria con IL CAMERIERE DI WEMBLEY (Edizioni In Contropiede) il romanzo della prima indimenticabile vittoria della nazionale italiana nel tempio del calcio inglese nel 1973.

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