I mal di pancia dell’estate interista

Brutta bestia il mal di pancia. Chi ne soffre di frequente lo sa fin troppo bene. Ti prende in una morsa, provocandoti fitte di dolore simili a stilettate. Poi magari passa, ma alla lunga ti logora. La storia 2.0 di Roberto Mancini all’Inter ha proprio nel mal di pancia la sua metafora. La schizoide estate interista ha avuto nell’addio del suo allenatore il più naturale degli epiloghi. Con Roberto Mancini cala definitivamente il sipario sul mondo nerazzurro che fu di Massimo Moratti. Nella sua precedente esperienza il tecnico di Jesi regalò finalmente al suo mecenate la gioia di tre scudetti dopo anni di spese folli e altrettante delusioni. Moratti è uomo che vive il calcio con sfrenata passione e voli romantici. Ama l’Inter alla follia ed è disposto a fare pazzie pur di renderla felice. Quello che doveva fare, ha fatto. Quello che doveva dare, ha dato. Il suo era un ciclo concluso da tempo, nella notte del Triplete sei anni fa, quando in panchina al Bernabeu, non sedeva Mancini, ma Mourinho. Oggi Massimo Moratti non è più parte del presente, ma appartiene a un glorioso passato da sfogliare nell’album dei ricordi più belli. Diciamo la verità: a Erick Thoir non è mai piaciuto Roberto Mancini. Solamente per un senso di rispetto nei confronti del vecchio presidente, ha frenato la voglia di allontanarlo. Mancini, interpreta il ruolo di allenatore all’inglese. Agisce come un manager: progetta e allena. Forte di un budget, stila la lista della spesa. Lo scorso anno Thoir ha lasciato fare e lo ha accontentato. La società ha speso molto per rinforzare la squadra con l’acquisto di giocatori tutti richiesti dall’allenatore. Se avete dubbi, il bidone Felipe Melo chi lo ha voluto? Per un po’ le cose hanno funzionato: l’Inter pur senza entusiasmare è stata a lungo al comando. Poi i valori reali del campionato sono piano piano emersi, e la squadra ha chiuso al quarto posto. È tornata in Europa, ma non in quella che conta. Troppo poco. All’inizio dell’estate a Milano sono sbarcati i cinesi. Un ricco gruppo finanziario mosso da forti ambizioni e gestito secondo rigide logiche manageriali. Mancini ha chiesto rinforzi, con tanto di nomi e cognomi. Nessuno nella nuova proprietà lo ha assecondato, preferendo trincerarsi dietro a un silenzio che è diventato sempre più assordante. Il tecnico era convinto che per fare il definitivo balzo di qualità servissero giocatori d’esperienza. Sono arrivati Banega e Candreva. Chiedeva e ha insistito su Yaya Tourè, suo vecchio pupillo ai tempi del City, il cui costo è sinceramente troppo alto per vederlo steso sul carrello dei bolliti. La nuova proprietà ha fatto capire a chiare lettere all’allenatore di limitarsi a fare il suo lavoro. “Tu allena e cerca di vincere qualcosa. Al mercato pensiamo noi”. Uno smacco. Una ferita aperta nell’orgoglio di qualunque bravo e serio professionista. Figuriamoci per un caratterino permalosetto come quello di Roberto Mancini. Il ridimensionamento della sua figura è stato sin troppo evidente. Poi, a fare i capricci ci si è messa pure Wanda Nara in Rolls Royce. Robe da pazza Inter, magari utili alla satira di Gino & Michele, ma non a rendere un club vincente. Di fatto, la frattura tra società e allenatore si è via via resa insanabile. Un mal di pancia al giorno, forse anche due, hanno di fatto allontanato Mancini dall’Inter. Spesso prima delle separazioni, ci si separa in casa. Così è stato. La tournée di Mancini in America, sembrava quella di un esiliato. L’umiliante scoppola subita dal Tottenham non ha fatto altro che mettere la parola fine alla telenovela dell’estate interista. I cinesi hanno individuato in Frank De Boer il suo successore. L’olandese è uomo in linea con il dettato del nuovo corso, fortemente gradito ai manager dagli occhi a mandorla. Una figura aziendalista chiamata con il compito di riportare il club nel salotto buono dell’Europa. Non sarà facile. De Boer non punta sul collaudato costoso, ma su giovani talenti da coltivare e valorizzare. La società lo ha scelto perché è disposta a seguirlo e a investire su questo terreno. Il campionato intanto inizia tra due settimane. Il tempo stringe, e a De Boer bisognerà anche dargliene un poco. Domenica 21 farà visita al Chievo di Maran. Brutta gatta. Roberto Mancini ha salutato la compagnia con una cospicua buonuscita, miglior cura per debellare il mal di pancia. Gli auguriamo di tutto cuore di ritrovare presto la serenità smarrita. Siamo in pieno agosto. Conoscendo la sua passione per il bel mare e le belle barche, scommettiamo che non ci metterà poi molto a rimettersi in forma…?

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Giornalista pubblicista con una particolare attenzione alle vicende dell’Hellas Verona, squadra che segue da bambino, dopo aver collaborato con la redazione sportiva del giornale L’Arena di Verona , è passato al Corriere di Verona. A Marzo 2015 ha pubblicato il suo primo libro, THOENI vs STENMARK. L’ULTIMA PORTA (Edizioni Mare Verticale), dedicato al leggendario slalom parallelo della Valgardena che assegnò la coppa del mondo di sci del 1975. Alla fine dello stesso anno è tornato in libreria con IL CAMERIERE DI WEMBLEY (Edizioni In Contropiede) il romanzo della prima indimenticabile vittoria della nazionale italiana nel tempio del calcio inglese nel 1973.

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