Confesso che scrivere questo libro è stata una piacevolissima faticaccia. Per ricostruire le vicende di quell’impresa sportiva, ho speso giornate intere alla ostinata ricerca di dettagli e retroscena raccolti all’interno dell’insalatiera più prestigiosa del mondo. E’ stato molto bello, e al momento dell’ultima battuta, oltre alla soddisfazione di aver portato a termine un lungo lavoro, ho provato una vena di sottile dispiacere. Avevo appena finito, e mi mancava già. Ho vissuto con grande intensità e trasporto quasi nove mesi a stretto contatto con la Coppa Davis del 1976, una storia che non solo per gli aspetti sportivi, ma soprattutto per quelli politici che ne fecero da contorno,  risuona come una vicenda tipicamente italiana, fatta di polemiche, ataviche divisioni, sotterfugi, contraddizioni, ipocrisie, e giochi delle parti. Non manca nulla…coppa-davis-1976-una-storia-italianaDopo aver accarezzato il sogno da giocatore perdendo per due volte in finale al cospetto dei maestri australiani, Nicola Pietrangeli ebbe l’onore di guidare la nidiata d’oro del tennis italiano degli anni settanta verso il massimo traguardo. Non gli bastò guadagnarsi la finale attraverso le vittorie sul campo, perché in vista dell’atto conclusivo Nicola dovette vincere la partita più difficile, quella della politica disputata tra i corridoi del Transatlantico e nell’aula di Montecitorio. Nicola si mise di traverso battendosi come un leone per difendere ad ogni costo contro tutto e tutti il sacrosanto diritto di giocarsi un titolo sportivo. Venne tacciato per un fascista e subì minacce per questo. Viveva con la camionetta dei carabinieri piantonata sotto casa. Lui e i suoi ragazzi partirono alla volta del Cile come clandestini; al ritorno c’erano ad accoglierli giusto i parenti e quattro fotografi. Altro che bagno di folla…! Alla fine il suo coraggio ebbe comunque la meglio. Diversamente, non avremmo una Coppa Davis in bacheca. A dargli una mano, gli venne in soccorso l’ambasciatore italiano a Santiago del Cile (allora incaricato d’affari), Tommaso De Vergottini, una sorta di Schindler del Belpaese, un eroe silenzioso che insieme ai suoi uomini scrisse una delle più belle pagine della nostra storia diplomatica. L’ambasciata italiana dette asilo e salvò la vita a oltre 750 disperati, perseguitati dal sanguinario regime del generale Pinochet. Questo libro porta alla luce quei drammatici fatti, e ovviamente concentra le proprie attenzioni sui protagonisti della più bella vittoria mai ottenuta dal tennis italiano in oltre cento anni di storia, raccontandola passo dopo passo, quasi fosse un diario di viaggio. Tutto questo mi ha lasciato grande nostalgia per quegli anni e per un tennis che non c’è più.  Spero sia così anche per voi. Buona Lettura

Lorenzo Fabiano

Coppa Davis 1976, una storia italiana (Edizioni Mare Verticale)

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Giornalista pubblicista con una particolare attenzione alle vicende dell’Hellas Verona, squadra che segue da bambino, dopo aver collaborato con la redazione sportiva del giornale L’Arena di Verona , è passato al Corriere di Verona. A Marzo 2015 ha pubblicato il suo primo libro, THOENI vs STENMARK. L’ULTIMA PORTA (Edizioni Mare Verticale), dedicato al leggendario slalom parallelo della Valgardena che assegnò la coppa del mondo di sci del 1975. Alla fine dello stesso anno è tornato in libreria con IL CAMERIERE DI WEMBLEY (Edizioni In Contropiede) il romanzo della prima indimenticabile vittoria della nazionale italiana nel tempio del calcio inglese nel 1973.

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