Luca Delmonte è stato presentato alla stampa stamattina alle 12 presso la sede della Scaligera Basket in Via Cristofoli. Ecco le sue prime dichiarazioni da nuovo coach gialloblù:
«La percezione da parte mia, ma mi auguro anche da parte della società, nell’accettare questa proposta deriva da una proprietà riconosciuta a livello nazionale per passione e investimenti, da una sponsorizzazione che credo sia anche riduttivo riconoscere solo a livello nazionale, da una città come Verona anche per la qualità di vita che la contraddistingue, dai giocatori della Scaligera Basket. Loro sono stati una parte determinante della mia scelta, per le qualità e la fiducia nei loro confronti. Sono convinto di aver la fortuna di ereditare un gruppo che avrà principi morali e di lavoro oltre a principi tecnici di qualità. Dobbiamo ottimizzare il tempo ed alzare il senso di responsabilità che ogni singolo giocatore deve accollarsi, ma non in termini negativi ma solo perché dovrà portare qualità al lavoro e al nostro stare insieme. E questi principi devono assumere quella che è la mia taglia e il mio vestito. Ognuno ha delle idee che non devono essere però ottuse, quelle da rendere aderenti alle caratteristiche della squadra e del gruppo dei giocatori. Ogni singolo giocatore deve avere un ruolo all’interno della squadra e sentirsi soddisfatto del ruolo che occupa, sempre però incastrato in un’organizzazione ed in un sistema. Sprigionare il proprio talento necessità di regole, se le regole non ci sono non si riconoscono tempi e spazi per ottimizzare le proprie doti. Mi piace molto il concetto di organizzazione così come quello di identità. Non ho l’abitudine di parlare dei singoli. Si vince e si perde insieme. Non ci sarà mai un responsabile con nome e cognome, il responsabile è la squadra. Perché dietro la performance di ogni singolo giocatore c’è un lavoro di squadra. Alla fine le responsabilità saranno a carico mio, io non addito responsabilità agli altri. Io sono sempre pronto a metterci la faccia. La mia squadra è sacra, il mio gruppo di giocatori è sacro. Così come sono convinto dell’importanza del lavoro di squadra come staff. Dallo staff tecnico a quello medico-sanitario che è il valore di ogni squadra. Non sono predisposto a lanciare fumogeni o fuochi artificiali nel parlare di obiettivi, oggi bisogna aver chiara quella che è la situazione ma ricollegandola al fatto che io ho fiducia in questi giocatori. L’obiettivo andrà costruito giorno per giorno, sapendo che occupiamo ora una posizione di classifica molto compressa. Per quel che è stata e per quel che è però la Scaligera deve avere l’obiettivo dei playoff. Cosa guarderò nei giocatori? Parto dal presupposto che prima del giocatore c’è la persona. Il discorso non vale solo per i giocatori ma anche per un tecnico così come per un giornalista. Cercherò di essere sempre trasparente e onesto, cercando di toccare dei punti per avere una reazione emotiva e tecnica. Il resto di quel che ci diremo rimarrà tutto nello spogliatoio. Ben sapendo che nella qualità dell’intervento devo tenere in considerazione il tempo relativo che abbiamo. Sì, ho visto delle immagini della squadra. Oggi è necessario e giusto mantenere alcuni aspetti e cercare di dare un’idea che sento un po’ mia ma che deve essere funzionale ai giocatori e alle loro caratteristiche. Andremo quindi a verificare le cose che devono essere mantenute e quelle da adeguare. L’esperienza in Nazionale? Ho vissuto sette anni con la Federazione, anni bellissimi perché quando entri in campo con la polo dell’Italia e senti l’inno lo scenario è completamente diverso così come il senso di responsabilità. Con l’azzurro addosso ti seguono tutti senza colori, confini e bandiere. Ho condiviso tanto anche con moltissimi collaboratori, compresa la bellissima responsabilità della Nazionale Sperimentale perché conosci sia i senior che quelli ai confini dei senior. Ho lavorato con due capi allenatori di livello straordinario e di altissimo livello, da cui ho cercato di rubare qualcosa dando il mio minimo contributo. Ho avuto la fortuna anche di stare a fianco con altre grandi colonne portanti come Scariolo, Bianchini, Pasini, Lombardi, Sales, Skansi. Da tutti ho avuto qualcosa, da tutti ho cercato di prendere qualcosa. Tecnicamente e non solo. I miei concetti imprescindibili? Gli allenatori che hanno il flauto direbbero difesa e contropiede, ma non posso dirlo nel caso non dovessimo avere propensione difensiva e poca propensione a correre. Credo nell’organizzazione, nelle regole, nell’identità. Attraverso queste componenti ci dovremo tutti riconoscere. Senza avere un nome e un cognome, ma sempre ragionando di squadra».