Il rumeno realizzò appena quattro reti con la casacca dell’Hellas.

Il terzo rumeno a vestire la casacca scaligera nella storia del club scaligero è stato Adrian Mihalcea, classe 76, che arriva al Verona nella stagione 2003/2004 insieme all’albanese Myrtaj. Il suo arrivo fa felici i tifosi; la speranza è che anche Adrian ripeta le ottime prove del connazionale, ed ex compagno di squadra, Mutu. Le premesse ci sono tutte, l’attaccante di Slobozia arriva nella città di Giulietta e Romeo già esperto della nostra serie cadetta. Il rumeno non aveva un cattivo pedigree: 68 gol in 164 partite con la Dinamo Bucarest e già 11 gol in B con la maglia del Genoa dove aveva giocato una stagione e mezza. Anonimi i sei mesi della prima stagione. Nella seconda con il grifone parte da titolare alla 12° giornata, proprio contro il Verona, rendendosi più volte pericoloso e colpendo un palo, (nel ritorno si procura un rigore che porta il Genoa al pareggio 2-2) e chiude il secondo campionato con 8 reti all’attivo e tanto lavoro oscuro, ma prezioso, offerto ai rossoblu. Già perché Mihalcea ha proprio nella grande propensione al sacrificio, all’aiutare la squadra, la sua virtù migliore; non è uno di quegli attaccanti che stazionano in area di rigore ad attendere l’occasione giusta ma ama sbattersi lungo tutto il fronte dell’attacco e non solo. Nonostante questo nella prima parte della sua carriera le segnature non mancano: ad appena 20 anni il nostro debutta nel massimo campionato rumeno, con la prestigiosa casacca della Dinamo Bucarest. Non è un esordio qualsiasi, Adrian segna 8 reti in 30 partite, che diventano 11 l’anno dopo. Il boom nelle stagioni successive: nel 1998/99 segna 18 reti chiudendo al terzo posto nella classifica marcatori dietro Ganea e Barbu, nel torneo seguente, in coppia con Mutu, trascina la Dinamo al titolo castigando i portieri avversari in 13 occasioni. Nel 2001/02 riscatta un anno sottotono viaggiando alla super media di quasi una rete a partita. Andamento supersonico che gli vale l’ingaggio del Genoa: i liguri spendono 1,5 milioni di euro per vestirlo di rossoblu. Nonostante la mesta retrocessione in C1 le 8 reti realizzate gli valgono l’approdo al Verona; è il crocevia della sua carriera ma Adrian lo cicca clamorosamente.  Il rumeno si conferma grande combattente, sempre pronto ad aiutare i compagni e formidabile nel gioco aereo, nonostante un’altezza non certo da marcantonio. Peccato che segni praticamente mai. Si ricorda per qualche episodio come il gol decisivo al 95′ in casa contro il Como e la cavalcata a tutto campo di Venezia che vale la salvezza, ma soprattutto per i tanti gol sbagliati, emulando il collega connazionale Raducioiu. Alla fine il suo score con l’Hellas è deprimente: appena quattro reti in 25 presenze. A parziale giustificazione i molti infortuni subiti. A fine stagione arriva il logico benservito e Adrian torna alla Dinamo Bucarest dove, segnando solo una rete in 16 match, conferma l’allergia alla rete palesata nelle ultime stagioni, nelle quali non è mai andato in doppia cifra. Allergia alla porta avversaria che si nota anche nelle 15 partite giocate con la sua nazionale, nelle quali il gol rimane una pia illusione. Caso più unico che raro per un centravanti. Poi emigra in Korea del Sud con uno score di sole tre presenze nel “difficile” campionato coreano e nel 2005 ritorna a casa, in Romania, dove cambia una squadra all’anno, infine un passaggio nel campionato cipriota e la chiusura di carriera nel 2013, nelle serie minori rumene con la maglia dell’Unirea Slobozia. Che altro dire?

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