Gli antenati del calcio

Large Football
Arriviamo così in pieno medioevo dove i giochi con la palla erano soprattutto l’espressione dell’antagonismo tra villaggi. Le prove della presenza e dell’importanza di questo gioco, che per comodità chiamiamo “football o calcio”, si trovano soprattutto nei testi letterari e ancor di più negli editti che lo proibivano. Gli editti sono la concreta dimostrazione che questo fenomeno sportivo aveva una certa rilevanza, quanto meno nei confronti dell’ordine pubblico. Una cronaca londinese del 1175 racconta dei timori del popolo per la violenza con cui si giocava al pallone durante il carnevale. Il 13 aprile 1314 il Lord Mayor di Londra, Nicola di Farndone, emana un decreto in nome  del Re Edoardo II nel quale si legge che “poiché viene arrecato molto disturbo in città per via di zuffe intorno a grossi palloni (large football) in luoghi pubblici, dalle quali possono originarsi molti incidenti, cosa che Dio non vuole, comando e proibisco in nome del Re, che d’ora in poi non si eserciti più questo gioco in città, sotto pena di prigione”.
Forse è proprio per questo che il gioco coinvolge soprattutto i villaggi dove è più difficile esercitare il controllo e dove reca meno disturbo.  E così uno dopo l’altro, Edoardo III, Riccardo II e infine nel 1388, Re Enrico V, mettono il gioco al bando. Tentativi vani perché se pur proibito in Inghilterra si era ormai diffuso nei territori vicini e soprattutto in Scozia e in Francia.

Tra i testi letterari,  la prima menzione del gioco in un opera, la si trova in una parte della ballata “Sir Hugo e la figlia del giudeo”  che apre proprio con la descrizione di una partita di football (il nobile Sir Hugo Lincoln, mentre gioca con gli amici, calcia la palla contro una finestra di un ebreo…..).  Ma lo si trova anche nelle opere di Chaucer fino a Shakespeare dove in Re Lear (atto 1 scena 4) lo scrittore mette in bocca al re stesso e al conte di Kent  una serie di violente ingiurie contro Osvaldo (impostore, bastardo, furfante, traditore) in un crescendo che culmina in “you base football player” (tu abietto giocatore di football) e con il conte di Kent che lo sgambetta.
Nel periodo elisabettiano Stubbes nell’Anatomia degli abusi del reame d’Inghilterra, del 1583 bolla il football perché genera violenza, odio, rancore, litigi, assassinii, mentre al contrario Mulcaster nel suo trattato Position, lo esalta apertamente affermandone l’importanza per il fisico e per la salute pur deplorandone gli eccessi. Egli arriva addirittura, prima di ogni altro, a suggerire la figura dell’allenatore e dell’arbitro, a riprova dell’importanza che aveva ormai nella pratica quotidiana. Niente più della lingua testimonia l’importanza di un fenomeno quando questi diviene un punto di riferimento verbale o lo spunto per metafore come ad esempio fece Thomas More il cancelliere martire di Enrico VIII che ebbe a profetizzare che “un giorno la testa di Anna Bolena avrebbe danzato come una palla da football” o come chi voleva vedere la testa del re “rotolare per terra come un pallone da football”.

Tipologia di palla utilizzata
Palla ricavate da vesciche di maiale che venivano gonfiate.

 

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