Verona ha reso omaggio al suo campione riservandogli una serata d’onore alla Gran Guardia. La festa del Comitato Regionale Veneto della Federciclismo era tutta per lui, Elia Viviani, il ragazzo di Vallese di Opeano cresciuto a pane e pedale. La sua  medaglia d’oro inumidita dalle lacrime di gioia del suo pianto liberatorio ha emozionato e fatto breccia nel cuore di tutti gli sportivi italiani, non solo gli appassionati di ciclismo. Erano oltre due milioni quella sera di Ferragosto a seguire in diretta le concitate fasi dell’atto finale  sul velodromo di Rio. Una vittoria sofferta, fortemente voluta, a lungo cercata, finalmente arrivata dopo anni di delusioni e sfortune varie (non ultima la caduta  nella prova finale  che per un attimo ci ha fatto temere il peggio) e per questo ancora più bella.

RIO DE JANEIRO, BRAZIL - AUGUST 15: Elia Viviani of Italy celebrates after winning the Cycling Track Men's Omnium Points Race 66 on Day 10 of the Rio 2016 Olympic Games at the Rio Olympic Velodrome on August 15, 2016 in Rio de Janeiro, Brazil. (Photo by Elsa/Getty Images)

Sullo schermo dietro al palco, abbiamo prima visto Elia bambino prendere confidenza con la bici, poi ragazzo cogliere le sue prime vittorie ai tempi del Luc Bovolone, laddove tutto è cominciato, e infine le fasi decisive del trionfo di Rio. La serata, presentata da Gianluca Tavellin,  è stata organizzata dal comitato regionale della Federciclismo, guidato da Raffaelle Carlesso con Luigi Molinaroli al fianco, con il patrocinio del Comune di Verona, in rappresentanza del quale l’assessore allo sport Alberto Bozza ha consegnato un riconoscimento al campione.

3bbefc71-e49e-422f-b07c-0e42b1dbce19_smallSul palco hanno sfilato gli olimpionici Eros Poli («Penso che la sua medaglia sia utile al futuro dei giovani»), Sergio Bianchetto («ha fatto un’escalation, crescerà ancora e ora deve pensare al Mondiale in Qatar»), l’argento olimpico Pietro Guerra, campioni del mondo come Francesco Moser («una medaglia pesante, sofferta, difficile perché nell’omnium non hai compagni di squadra») e Dino Verzini. Remo Cordioli, che conosce Elia come pochi, ha ricordato: «Elia è forte e intelligente e pochi sanno i sacrifici che ha fatto in questi ultimi quattro anni. Anche perdendo, è maturato psicologicamente per essere il campione che è. Grazie Elia per le emozioni che ci hai dato». Secondo il presidente nazionale Renato Di Rocco «Viviani ha sempre avuto l’oro nella testa e, per conquistarlo, ha fatto scelte di vita molto particolari, come quella di andare in una squadra, Sky, con un occhio di riguardo alla pista. Elia ha fatto riscoprire agli italiani l’emozione e lo spettacolo che la pista sa dare» e ha fatto capire come si deve vivere il ciclismo dove, se cadi, devi essere capace, come lui, di rialzarsi». La serata si è conclusa con Viviani attorniato dai ragazzini del Luc Bovolone e del Pedale Scaligero. Queste le sue parole in risposta a una precisa domanda di uno di loro: «Hai presente quando, da bambino, fai un sogno? Ecco, sono riuscito a realizzarlo. Ed ora ne cullo un altro e sto allenandomi per renderlo concreto: una maglia iridata su strada in Qatar». Provaci ancora Elia.

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Giornalista pubblicista con una particolare attenzione alle vicende dell’Hellas Verona, squadra che segue da bambino, dopo aver collaborato con la redazione sportiva del giornale L’Arena di Verona , è passato al Corriere di Verona. A Marzo 2015 ha pubblicato il suo primo libro, THOENI vs STENMARK. L’ULTIMA PORTA (Edizioni Mare Verticale), dedicato al leggendario slalom parallelo della Valgardena che assegnò la coppa del mondo di sci del 1975. Alla fine dello stesso anno è tornato in libreria con IL CAMERIERE DI WEMBLEY (Edizioni In Contropiede) il romanzo della prima indimenticabile vittoria della nazionale italiana nel tempio del calcio inglese nel 1973.

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