Probabile che il nome Carlos Alonso González non vi dica nulla. Ma se al posto dell’anagrafe facciamo riferimento al nomignolo Santillana, è altrettanto probabile che vi si rinfreschi la memoria. Non ho avuto la fortuna di vedere John Charles all’opera, ma raramente ho avuto modo di apprezzare un formidabile colpitore di testa come il centravanti spagnolo simbolo del Real Madrid degli anni settanta e ottanta. Quando la palla spioveva alta in area, un falco in maglia bianca vi si avventava in volo. Era lui. Nel gioco aereo non ce n’era per nessuno: Santillana sfidava le leggi della fisica lasciando inermi ed increduli i difensori avversari. Di piede, nei sedici metri le sue movenze feline ricordavano quelle di un puma che ha appena fiutato la preda.
Il soprannome che lo ha reso un’icona, lo deve al luogo di nascita (23 Agosto 1952), Santillana del Mar, 4000 anime sulla costa cantabrica. Cresciuto nel Satélite, squadra di Barreda, con cui giunse a disputare la terza divisione, nel 1970 firmò per il Racing Santander in seconda. La stagione 1971-72 vide il suo passaggio al Real Madrid, nelle cui file rimase fino al 1988 fino a incarnarne lo spirito e diventarne una bandiera. Con le Merengues segnò la bellezza di 290 reti in 643 partite. Tali numeri lo rendono il quarto calciatore per presenze (preceduto da Raúl, Manuel Sanchís e Iker Casillas), e il quarto miglior marcatore della storia del club madrileno.
Tuttavia il nome di Santillana è indissolubilmente legato alle sfide europee con l’Inter. Non me ne vogliano i tifosi del biscione, ma rappresenta per molti di loro un autentico incubo. In quattro incontri con i nerazzurri mise a segno sei reti che decretarono altrettante uscite dall’Europa.
Il primo incrocio risale al 1981, quando Real e Inter si trovarono opposte nella semifinale di Coppa dei Campioni. All’andata al Bernabeu finì 2-0 per i Blancos. Santillana aprì la via del successo con un imperioso stacco aereo. Juanito firmò il raddoppio. A nulla valse la vittoria a San Siro per 1-0 dell’Inter di Bersellini.
Due anni dopo l’Inter andò a giocarsi nel catino del Bernabeu il passaggio alle semifinali di Coppa delle Coppe. A seppellire le speranze nerazzurre, fu ancora Santillana che salì in cielo a colpire di testa lasciando Collovati di sasso. Impressionante.
Nel 1985 le due squadre si ritrovarono ancora una volta una di fronte all’altra per la semifinale di Coppa Uefa. Vittoriosa a San Siro per 2-0 l’Inter crollò al Bernabeu sotto i colpi di Santillana che timbrò il match con una doppietta, andando a segno per la prima volta anche di piede. Fu la partita della biglia che mise KO Bergomi. L’Uefa non accolse il reclamo interista e confermò il verdetto del campo. Forse era ancora vivo il fantasma della famigerata lattina di Coca-Cola che tramortì Boninsegna a Monchengladbach. Chissà…
Il poker si consumò nella rivincita dell’anno dopo quando l’Inter dilapidò il 3-1 di San Siro, facendosi travolgere dal Real nel retour match del Bernabeu. Santillana ci mise lo zampino, o meglio il capoccione, anche stavolta siglando la doppietta decisiva nei supplementari. Alla luce di questo, Santillana è ricordato in Castilla come la bestia negra del Inter de Milàn. Guardate questo video e ve ne farete anche voi una ragione:
Complessivamente, con la maglia del Real vinse 9 titoli nazionale, 4 Coppe del Re, e 3 Coppe Uefa. Meno fortunata fu l’avventura con la nazionale spagnola, con cui segnò 15 reti in 56 gare disputate. Rimane per lui il secondo posto agli Europei del 1984 , quando le Furie Rosse si arresero in finale di Parigi al cospetto della Francia di Le Roi Michel Platini.