2016 da incorniciare per Elia Viviani che in un’intervista alla Gazzetta dello Sport ripercorre le fasi di una stagione che prima dell’oro di Rio gli aveva riservato parecchie amarezze.
“Il mio momento più brutto è stato quando sono arrivato fuori tempo massimo nella tappa di Arezzo al Giro. Non me l’aspettavo, mi son venuti mille dubbi, m’è crollato il mondo addosso”.
Forse quella cocente delusione è stato il prezzo che il campione di Vallese ha dovuto pagare per godersi sull’ovale carioca a cinque cerchi la gioia più bella della sua carriera: “credo che l’oro di Rio sia nato proprio lì. Perché sono ripartito subito, con una determinazione feroce”.
Una soddisfazione incredibile, un ricordo indelebile che ti rimane per tutta la vita: “Se vinci l’Olimpiade, sei riconosciuto anche da chi non mangia pane e ciclismo. Sei il campione di tutti. Per strada ti ferma la gente comune, sei Viviani il campione olimpico, non Viviani il ciclista. Mi sono arrivati complimenti da personaggi di ogni genere. Ok, Jovanotti è un nostro fan. Ma se avessi vinto il Mondiale non si sarebbero scomodati Moratti, Greggio, Marotta, Cattelan, giusto per fare qualche nome. È una bella gratificazione, dà un senso più importante a quello che fai”.
E ora? “La Sanremo è il grande traguardo di primavera, ma già nelle prime corse, tra San Juan, Dubai, Abu Dhabi e TirrenoAdriatico devo lasciare il segno. E più d’una volta. L’ultima mia vittoria è di 9 mesi fa, ho fame. Poi tireremo le somme e valuteremo. Dovrebbe esserci la campagna in Belgio. E poi il Giro: l’occasione di prendere la prima maglia rosa è troppo ghiotta, ma se andrò al Giro sarà anche per arrivare a Milano, nonostante un’ultima settimana terribile. Ho un conto in sospeso. Il Mondiale in Norvegia? Un pensierino certo che lo faccio”