Un addio con coda polemica quello di Luca Toni al Verona. Per il commiato l’ex bomber giallobù ha dato appuntamento alla stampa in una sala del Relais “Gentleman of Verona” in Via Cattaneo. I motivi erano noti, primo fra tutti la mancanza di spazio all’interno dell’organigramma societario per una crescita dal punto di vista manageriale, la nuova veste del campione del mondo di Pavullo. Tuttavia, il nodo che è venuto al pettine nelle ultime settimane sta nella coesistenza con Filippo Fusco, di fatto divenuta impossibile. 

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Visibilmente emozionato e amareggiato, Toni ha spiegato i motivi dell’addio senza reticenze e inutili giri di parole. “Quando mi sono ritirato, il presidente mi ha offerto un contratto di tre anni da dirigente.  Con la retrocessione mi ha detto di non poterlo rispettare. Non ne ho fatto un problema, anzi. Ci siamo così accordati per un anno. C’erano le basi per poter andare avanti. Io volevo rimanere ma dopo la promozione sono cambiate delle cose, sono state allontanate delle persone. Credo che soprattutto nel settore giovanile sia importante avere quali collaboratori uomini legati al territorio. Io ho espresso le mie perplessità. Non reclamavo una carica, una poltrona. Non è quello che m’interessa. Volevo solo crescere nel mio nuovo percorso professionale attraverso la condivisione delle decisioni. Volevo poter dire la mia, avere un ruolo, esprimere le mie opinioni da uomo di calcio. Il presidente mi ha detto di parlarne con Filippo Fusco il quale mi ha seccamente risposto che le cose le fa lui e le decide tutte lui. Confesso che ci sono rimasto male, le sue parole mi hanno ferito. Me le avesse dette Rummenigge…con tutto il rispetto sarebbe stato diverso. A queste condizioni non potevo più rimanere qui. Volevo essere un valore aggiunto e non un peso” ha detto.

Ha ringraziato e salutato i tifosi: Grazie ai tifosi per l’amore e la stima nei miei confronti, sono stati quattro anni stupendi. Non dimenticherò mai la mia ultima partita e l’affetto che mi hanno dimostrato. Per rispetto nei loro confronti, oggi sono qui a dire come sono andate le cose. E’ giusto che la gente sappia.”

Un pensiero al Verona che verrà: “La promozione non è stata un’impresa in quanto avevamo una rosa molto competiviva costruita con un budget ben superiore a tutte le altre. Per essere chiari, l’impresa l’ha fatta la Spal, non il Verona.  Quest’anno sarà diverso. Fusco sarà chiamato ad un compito molto più difficile e dovrà dimostrare le sue capacità. Lo stesso vale per Pecchia, bravissimo lo scorso anno a dare un gioco alla squadra e riportare entusiasmo in un ambiente depresso dopo una dolorosa retrocessione. Secondo me il Verona ha bisogno di affiancare  qualche giocatore anziano d’esperienza a giovani di belle speranze”.

Su Cassano: “Non vede l’ora di rientrare. Aveva promesso di comportarsi bene e d’impegnarsi al massimo. Con le giuste motivazioni, è un giocatore ancora in grado di dare molto”.

E ora? “Ora me ne vado in vacanza con la mia famiglia. Poi valuterò le proposte che mi arriveranno”.

Luca Toni è stato un uomo importante nella storia dell’Hellas Verona. Dispiace la sua avventura in riva all’Adige sia finita in questo modo. Forse con un po’ di chiarezza in più sin dall’inizio, le cose sarebbero andate diversamente. L’impressione che se ne ricava è infatti che la questione non sia stata gestita come avrebbe dovuto. Come sempre in questi casi, non ci sono vinti nè vincitori. Oggi abbiamo perso tutti.

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Giornalista pubblicista con una particolare attenzione alle vicende dell’Hellas Verona, squadra che segue da bambino, dopo aver collaborato con la redazione sportiva del giornale L’Arena di Verona , è passato al Corriere di Verona. A Marzo 2015 ha pubblicato il suo primo libro, THOENI vs STENMARK. L’ULTIMA PORTA (Edizioni Mare Verticale), dedicato al leggendario slalom parallelo della Valgardena che assegnò la coppa del mondo di sci del 1975. Alla fine dello stesso anno è tornato in libreria con IL CAMERIERE DI WEMBLEY (Edizioni In Contropiede) il romanzo della prima indimenticabile vittoria della nazionale italiana nel tempio del calcio inglese nel 1973.

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