L’ex degli ex. Chievo-Lazio è la partita ideale di Christian Manfredini, che di entrambe le squadre ha indossato la maglia e ad esse è rimasto legato negli affetti. Alla diga Christian ha vissuto i migliori momenti della sua carriera: nella stagione 2000/2201 disputò infatti un grandissimo campionato di B culminato con la promozione in Serie A (la prima assoluta del Chievo). La stagione successiva fece il suo debutto assoluto in massima serie rivelandosi ancora una volta come uno dei migliori giocatori della squadra di Delneri e di tutto il campionato. L’exploit gli valse il trasferimento alla Lazio di Cragnotti, che tuttavia dopo pochi mesi lo girò in prestito all’Osasuna in Spagna. Nel suo peregrinare, vestì le maglie di Fiorentina e Perugia, prima di far ritorno alla Lazio nel 2004. Vi rimase fino al 2011, anche se, in contrasto con Lotito, rimase fuori rosa nelle ultime due stagioni.
Oggi Manfredini allena i dilettanti del Teggiano, formazione militante in Eccellenza Campania. La stampa romana lo ha contattato, e gli ha chiesto alcune sue considerazioni sul match di domenica: “Per la Lazio sarà dura contro il Chievo, ambiente che al contrario di Roma, non sente alcun tipo di pressione. Al Chievo trascorsi due grandi anni. Eravamo un gruppo di composto di giocatori promettenti e di altri mai sbocciati del tutto. Il paragone con il Leicester ci sta. La differenza è che lo scorso anno la squadra di Ranieri aveva giocatori superiori ai nostri e ha approfittato della stagione negativa delle big. Noi invece avevamo la Juve e la Roma che andavano bene. Se avessero fatto male, magari avremmo vinto e anche noi avremmo fatto il miracolo. Il Chievo è rimasto così tanti anni in serie A perchè nel calcio sono le persone a fare la differenza. Il Chievo le aveva e le ha anche oggi”.
Chiude con gustoso aneddoto sul suo compagno Luciano: “Luciano doveva venire alla Lazio, io fui uno dei primi a sapere che l’affare saltò. Preferiva essere chiamato Luciano? Se lo chiamavi Eriberto si girava…”. Risata.